Segnaliamo con piacere l'inaugurazione della mostra di Roberta Toscano, questa sera alle ore 18.30 alla Galleria Oblom di via Baretti 28 a Torino. Il progetto fotografico che Roberta Toscano presenta si intitola Attese e ci conduce in un viaggio sulle strade della periferia torinese dove le prostitute sono solite attendere i clienti. Roberta
Toscano ci offre uno sguardo originale e sensibile su un paesaggio di sofferenza
che abitualmente lasciamo scorrere ai margini della nostra coscienza.
ph. Roberta Toscano |
Le sedie e le attese di Roberta Toscano
di Fabrizio Bonci
Una blusa è appesa al telaio della sedia senza schienale. Sotto il sedile
rivestito di fòrmica una busta di nylon e un paio di vecchie scarpe décolleté
ornate da un fiocco di raso. La sedia con il cambio d’abiti è collocata su un
tratto di terreno sassoso, su cui crescono i primi ciuffi d’erba del prato
punteggiato di tarassachi che costituisce lo sfondo sfuocato dell’immagine. C’è
qualcosa di commovente in questa fotografia scarna e non priva di bellezza che
Roberta Toscano ha scattato lungo il ciglio di una strada, da qualche parte alla
periferia di Torino. E’ forse il modo, insieme accurato e frettoloso, in cui
sono state disposte le scarpe, in parte nascoste da un grosso ciottolo,
probabilmente utilizzato come poggiapiedi, che la fotografa ha preferito non
rimuovere, rinunciando a un migliore risultato formale in favore di
un’oggettività documentaristica scevra di preoccupazioni di ordine estetico.
Forse sono le piccole lacerazioni di colore chiaro prodotte dall’usura sul
tessuto nero delle tomaie su cui si sofferma il nostro sguardo.
Una seconda fotografia mostra un bidone giallo, capovolto per servire da
sedile. Accanto al bidone, posati a terra, due pentolini e due ombrelli a metà
sepolti sotto un cespuglio di parietaria. In questo caso, l’intenzione
documentaristica, che si esprime in un piano ravvicinato, è particolarmente
insistente e asettica. Siamo chiamati a osservare ogni dettaglio del misero
bivacco: i recipienti sformati, gli ombrelli, uno dei quali senza manico, i
piccoli rifiuti sparsi sul terreno. Sul bidone possiamo leggere la scritta
rovesciata: “Big Chef. Olio di palma”.
Un altro bidone di lamiera rossa è il soggetto di una terza immagine. A
sinistra una borsa di tela blu è abbandonata sull’erba. Alcuni papaveri
calpestati si protendono verso la base del contenitore, di cui riflettono un’eco
cromatica. L’etichetta del bidone, questa volta, è stata cancellata dal tempo.
Guardiamo quel rettangolo bianco e vuoto sulla lamiera rossa illuminata dal
sole.
Nelle immagini successive vediamo altre sedie e altri sedili improvvisati,
fotografati lungo il ciglio di strade statali o corsi di periferia. Fotografie
che sono in qualche modo tutte uguali, ritraendo il medesimo squallore, la
medesima miseria di un paesaggio umano, quello della prostituzione di strada,
che ci è familiare e che siamo abituati a lasciar scorrere, in quel controcampo
delle fotografie della Toscano che siamo noi stessi, al di fuori dei finestrini
delle nostre automobili e ai margini della nostra coscienza. E allo stesso tempo
le fotografie sono tutte diverse, nel momento in cui evocano esistenze singole,
la cui assenza nella rappresentazione fotografica mette in luce, forse più di
quanto non farebbe la loro presenza, il loro carattere di unicità e
irripetibilità.
Vi è poi nel lavoro della Toscano, oltre a questo aspetto d’impegno, che
tende a richiamare l’attenzione su una condizione sociale tra le più aspre, un
interessante spunto di riflessione sul fenomeno dell’attesa. Osservando le sedie
sulle quali le prostitute attendono i clienti, si è portati a domandarsi quali
siano le caratteristiche di questo tipo d’attesa, nella quale le prostitute
trascorrono gran parte del loro tempo. E’ una questione che colloca questo
particolare tempo interstiziale su un piano potenzialmente più complesso di
quello definito dalla sola categoria giudiziaria dell’adescamento e che vale la
pena di porsi.
In effetti Roberta Toscano con le sue fotografie ci pone di fronte a un gioco
di specchi. Noi osserviamo le sedie vuote in attesa di essere occupate e
l’assenza riflette la presenza della prostituta che a sua volta riflette
l’immagine del cliente che interromperà l’attesa della donna. E nel riflesso di
quelle immagini ci siamo noi che le guardiamo e attendiamo che qualcosa, non
sappiamo cosa, si riveli.
Galleria Oblom
Via Baretti 28, 10125 Torino
Dal martedì al venerdì, ore: 16-20
il sabato su appuntamento
Tel. 3338438768
info@galleriaoblom.it
www.galleriaoblom.it
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